Sabato 26 febbraio 1983, ore 18,30. Gli Alpini di Sarcedo s'incontrano sul piazzale Medaglia d’oro Antonio Vellere. Nevica e fa freddo, ma gli Alpini con il loro cappello sono a loro agio e in carattere; si salutano, s'abbracciano, si scambiano battute sul filo dei loro ricordi …

È la loro festa annuale del tesseramento. Sono presenti in mezzo agli alpini Padre Ignazio Faccin, i reverendi parroci Don Giovanni Battaglia di S. Maria e Don Franco Coffetti di S. Andrea, il Sindaco sig. Borgo. il medico condotto dott. Brombin, il cap. Faccin, il capo zona “Astico Brenta” cav. Bertoluzzo, il vice capo zona cav. Campagnolo, l'ing. Dell'Orto con la gentile consorte, da sempre amici e sostenitori del Gruppo. La popolazione fa da corona.

Si forma il corteo che, preceduto dal gagliardetto e dalla bravissima fanfara di Sarcedo, che suona inni patriottici, si avvia alla Chiesa di S. Maria, ove Padre Faccin con i reverendi Parroci officia la SS Messa in memoria degli Alpini scomparsi in guerra ed in pace. Don Giovanni Battaglia saluta gli Alpini con commozione e particolare soddisfazione, in quanto le penne nere questo anno hanno voluto ritornare per il Rito Religioso della loro festa, nella Chiesa di S. Maria, dalla quale erano assenti da qualche tempo. Padre Faccin, con parole appassionate, ricorda i cimiteri di guerra ove sono sepolti i soldati italiani ed esorta tutti all'amore e alla preghiera, dimenticando odi e rancori. Vengono poi lette: “La preghiera dell'Alpino Ignoto” e “La preghiera dell’Alpino”.

Al termine della cerimonia religiosa si va alla deposizione delle corone d'alloro al monumento di A. Vellere e ai Caduti di tutte le guerre, mentre la fanfara suona l'inno di Mameli.

Gli alpini si ritrovano poi alla consueta riunione conviviale, a cui partecipano congiunti, amici e simpatizzanti. Qui il Capo Gruppo, ringrazia gli ospiti che hanno voluto onorare con la loro presenza la festa alpina e ricorda a tutti che il Gruppo deve essere presente nella vita sociale del paese con le sue attività, essendo questo il modo migliore per affermare con la “fratellanza e il vogliamoci bene” il nostro amore per la Patria, che in questi momenti di crisi e di sbandamento ha più che mai bisogno anche degli Alpini. Esorta poi gli anziani, quelli che hanno combattuto e sofferto nel compimento del loro dovere, di incoraggiare i giovani sulla strada dei valori morali, civili e cristiani, che sono alla base delle nostre tradizioni alpine. Ai giovani Alpini, ormai l'asse portante della nostra Associazione, il privilegio e l'onere di portare avanti quegli stessi valori insostituibili con fierezza e la certezza che se essi erano validi ieri, tanto più lo sono oggi e lo saranno domani. Prende la parola poi il cap. Faccin che, con appassionato slancio di amore per l’Italia, fa un po’ la storia delle truppe alpine, dei loro sacrifici e dei loro morti, della loro dedizione al bene comune e rende omaggio alle Forze Armate, ai Carabinieri ed alla Polizia per il loro contributo di sangue per la difesa della Patria contro l'eversione, il terrorismo, la camorra ecc. Fa seguito il sorteggio di una ricca sottoscrizione a premi, mentre la fanfara si sbizzarrisce in suonate che mandano in visibilio i presenti e scrosciano applausi.

A qualche ora la festa finisce, ma gli Alpini si ripromettono di ritrovarsi tutti all'Adunata Nazionale di Udine per affermare ancora una volta che sono una forza viva, operante al servizio degli altri, con amore.